CONVENTO DI MONTESANTO
Maggio 21, 2024

PONTE BAILEY ED IL SENTIERO DEL FURIOSO

Il ponte, recentemente consolidato con l’inserimento di nuove funi e riqualificato con un investimento di oltre 1,2 milioni di euro, ribattezzato "piccolo Brooklyn", ha un valore storico- culturale enorme.

Nel 1944, con i Tedeschi che indietreggiavano distruggendo ponti, strade e infrastrutture per lasciare terra bruciata al nemico e gli Anglo-Americani che lentamente risalivano lo Stivale ricostruendo quanto immediatamente necessario all'avanzata, ebbero una notevole importanza i ponti modulari ideati dall'ingegnere britannico Donald Bailey. Si trattava di ponti realizzati con travi reticolari di acciaio ed impalcati di assi di legno che potevano essere montati molto velocemente in sostituzione di quelli distrutti dal nemico e consentire il passaggio anche dei carri armati. Uno di questi ponti venne realizzato in Toscana sull'Arno, presso il centro di Incisa Valdarno, in sostituzione di uno fatto saltare dai Tedeschi.

Alla fine del conflitto il ponte abbattuto venne ricostruito e quello di metallo fu smontato dal Genio Militare Italiano e assemblato di nuovo a Ponterio di Todi nel 1953. Il “Ponte di Ferro”, come lo chiamano i tuderti, da infrastruttura militare provvisoria divenne un'istallazione civile permanente che consenti agli abitanti della zona di attraversare il fiume senza utilizzare la precaria barca che in precedenza svolgeva il servizio di traghetto collegando le due sponde di Ponterio e Pian di San Martino, due paesi, due comunità che si affacciano sul Parco Fluviale del Tevere. Il ponte ha una sola campata che misura ottantasei metri di lunghezza, ancorata a due cavi portanti tramite quattordici tiranti per lato.

Con il ripristino del ponte di Pontecuti (abbattuto in questo caso non dai Tedeschi ma dai bombardamenti degli stessi alleati) e soprattutto con la costruzione di quello nuovo di Pian di Porto, il Ponte di Ferro divenne superfluo e, in assenza dell'ordinaria manutenzione, già negli anni 80 era diventato inutilizzabile.

Una riqualificazione oggi funzionale al traffico ciclo-pedonale e che permette la valorizzazione ulteriore del “Sentiero del Furioso”.   

 

 

Dal “ponte di Ferro” il percorso si sviluppa lungo il fiume Tevere in direzione nord, attraversando tratti di rigogliosa vegetazione e tratti che guardano verso gli ampi campi coltivati della fertile pianura di Pian di S. Martino. Dopo circa un chilometro il percorso abbandona il lungofiume e gira verso un piccolo abitato rurale denominato "Case Basse" lo oltrepassa e lungo una strada asfaltata giunge alla frazione di Pian di S. Martino. Prima della frazione è possibile fare una sosta nell'area verde attrezzata che troviamo alla nostra destra.

Attraversato l'abitato di Pian di S. Martino, si sale leggermente in direzione Cecanibbi e si gira subito a destra verso il gruppo di case denominato "Torre Vecchia", sito di un edificio termale di epoca romana. Superata la torre di un centinaio di metri, oltre i campi coltivati, sulla sinistra, si trova un bel fontanile in muratura la cui iscrizione riporta la data 1847. Non visibile dalla strada, ma raggiungibile attraverso una variante del percorso, è Torre Piera, citata anche come Torre Piero, da Pietro Compagni, che la edificò nel 1416, probabilmente sui resti di un colombario romano. Il percorso prosegue pianeggiante attraverso campi coltivati e dopo una piccola edicola dedicata a Santa Lucia torna a costeggiare il fiume Tevere, attraversando piccoli fossi, ampie zone di boschi e incontrando alcune case coloniche in abbandono denominate “Campo Stranieri"; in alto sulla collina sovrastante, l'antico borgo di Montemolino.

Successivamente la collina diventa piccola valle e in questo tratto il fiume Tevere scorre rapido, tanto da meritare l'appellativo di "il Furioso" e da giustificare la costruzione di una chiusa e di una centrale per la produzione di energia idroelettrica. Un tempo, come testimonia il toponimo Montemolino, lungo la riva dovevano esserci anche dei mulini, emblema di un'economia basata sulla coltivazione dei campi che corrono paralleli al corso del fiume e sulla successiva trasformazione in farina e in sfarrati delle granaglie prodotte, ma anche sulla cardatura della lana, la macerazione della canapa, la frantumazione delle noci per ricavarne olio lampante. Lasciata la chiusa, il percorso attraversa una rigogliosa vegetazione ripariale e giunge al termine, raggiungendo il ponte di Montemolino, costruito nel 1924. La lunghezza del percorso è di 7,10 chilometri, in gran parte su strade sterrate (fa eccezione il breve tratto di attraversamento della frazione di Pian di S. Martino) ed è per la quasi totalità pianeggiante; può essere utilizzato sia a piedi sia in bicicletta sia a cavallo.

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